Lo smemorato

Condivido il “Caffè di Gramellini” di oggi (“Corriere della sera”). Sorridiamo un attimo,  in giorni orrendi.

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Lo smemorato

Di Massimo Gramellini

Sarebbe facile infierire sul Salvini pacifista, umiliato dal sindaco di una città polacca ai confini dell’Ucraina, il quale si è rifiutato di riceverlo sventolandogli davanti alla faccia e, quel che è peggio, alle telecamere, la maglietta con l’effigie di Putin da lui più volte indossata in passato. Quando hai uno scheletro nell’armadio, o tieni chiuso l’armadio o butti lo scheletro. O taci su Putin, come Berlusconi, o riconosci di avere sbagliato a tesserne le lodi. L’unica cosa che non puoi fare è fare finta di nulla, pensando di poterti reinventare senza doverti giustificare. Salvini si è tolto la maglietta del putiniano per mettere quella del crocerossino con la disinvoltura di un bambino che cambia maschera di carnevale. Non mi interessa sapere perché lo ha fatto, ma come ha fatto anche solo a immaginare di poterlo fare. Credo che l’unica risposta plausibile sia che il segretario della Lega è il prodotto politico dei social, di una comunicazione senza memoria che si muove in un eterno presente. Sembra la pesciolina Dory, che non ricorda mai cosa le è successo un attimo prima.

Salvini ricorda benissimo di averci spacciato Putin per una via di mezzo tra Cavour e Nembo Kid, però pensava che quest’ultimo travestimento da «neutrale» sarebbe riuscito a farcelo dimenticare, evitandogli l’imbarazzo di un’abiura. Invece gli è bastato avvicinarsi a un teatro di guerra perché l’incanto si rompesse e lui si ritrovasse di nuovo nel tempo, con il passato addosso.

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