L’archetipo della felicità semplice

Fotografia di Daniela Gliozzi

 

“Nei nostri sogni sull’infanzia, nei poemi che vorremmo tutti scrivere per far rivivere le nostre prime rêveries, per ritrovare gli universi della felicità, l’infanzia appare, nello stile della psicologia del profondo, come un vero e proprio archetipo, l’archetipo della felicità semplice. Vi è certamente in noi un nucleo di immagini che attira le immagini felici e respinge le esperienze infelici. Ma questo nucleo non è del tutto nostro, ha ragioni più profonde dei semplici ricordi. La nostra infanzia testimonia l’infanzia dell’uomo, dell’essere toccato dalla gloria di vivere.
I ricordi personali, spesso ripetuti, non spiegheranno mai completamente il fascino e il valore delle rêveries che ci riportano alla nostra infanzia. Questo valore resiste alle esperienze della vita, perché l’infanzia rimane in noi, come principio di vita profonda, di vita sempre aperta alla possibilità di ricominciare. Tutto ciò che comincia in noi è una follia della vita. Il grande archetipo della vita che comincia fornisce a ogni esordio l’energia psichica attribuita da Jung a ogni archetipo.
L’infanzia trae la sua energia dagli archetipi fondamentali: quelli del fuoco, dell’acqua e della luce. Nelle nostre rêveries  sull’infanzia, tutti gli archetipi che radicano l’uomo nel mondo, che rinforzano il legame poetico tra uomo e universo, risultano in qualche modo vivificati.
Devo domandare ai miei lettori di non respingere a priori quella nozione di accordo poetico degli archetipi. Vorrei poter dimostrare che la poesia è una forza di sintesi per l’esistenza umana. Gli archetipi sono, dal mio punto di vista, riserve di entusiasmo che ci aiutano a credere al mondo, a creare il nostro mondo e ad amarlo. Il filosofema dell’apertura al mondo acquisterebbe concretezza se i filosofi leggessero i poeti! Ogni archetipo è un’apertura al mondo, un invito a spiccare il volo. E la rêverie dell’infanzia ci restituisce le qualità delle prime rêveries. L’acqua del bambino, il fuoco del bambino, gli alberi del bambino, i fiori primaverili del bambino… quanti principi per un’analisi del mondo!”

 

Gaston Bachelard, La poetica della rêverie, Edizioni Dedalo, 2008, p. 130.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *