Guardavi Torino che piano spariva

 

27 agosto

Veniva quella certa stagione.
Non si capiva bene se fossero tempi
da guardarsi in disparte, o contenti.
Sembrava solo tutto più vivo,
tutto come usciti di prigione.

Tu passavi del tempo a camminare,
tu ti guardavi intorno
e facevi dondolare le ciliegie appese
all’indice teso.
Tu, steso sulle erbe della collina,
guardavi Torino che piano spariva.

La stagione delle ciliegie
non so più neanche io quale sia.
So solo che a un tratto,
prima che venisse la sera,
tutta l’aria restava sospesa
in un fresco vivace,
e tutto quel che c’era
era lì che guardava un poco, e attendeva.
Se alla buia collina rimanevano accese
solo le luci che avevi scoperto,
aprivi le mani e ridevi sorpreso
come se al palmo aperto
le tue luci a un tratto fossero scese.

Ora è soltanto settembre,
ora il tuo cuore offeso
ha lasciato soltanto parole.
“Il gran sole è finito, e l’odore di terra,
e la libera strada, colorata di gente
che ignorava la morte. Non si muore d’estate.”
Ora è la notte che ha sollevato parole;
a me, con le mani aperte, le ha rese.
Non si muore d’estate, tu hai detto,
non si cerca che un ricordo svanito,
Pavese.

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La poesia (1993) è mia ed è stata pubblicata nel mio libro Quarta sarabanda, AGC edizioni, 2022.

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