Il feroce dominio di Ananke

“La libertà di parola è dunque un principio psicologico fondamentale, un’esigenza dell’anima, che attraverso il linguaggio trova la libertà entro i confini della necessità. Il discorso scaturisce dalle medesime più segrete profondità, dove la necessità tiene schiava l’anima creando le nostre patologizzazioni. Il discorso esprime l’aria d’anima delle phrenes. Il discorso umano, specialmente nella psicoterapia, non è mai completamente il logos di Nous. È sempre anche balzano, spontaneo, digressivo, come la Causa Errante.
La terapia attraverso la parola non può por termine all’arcaico e feroce dominio di Ananke, né è intesa a questo,  perché in tal caso noi perderemmo la connessione degli archetipi con la nostra esperienza fisica e con la nostra mortalità. Né è nostro intento precludere ad Ananke i suoi diritti di straniera residente nell’anima. Possiamo però offrirle modalità espressive, modi di darsi un’immagine con le parole, persuadendola a uscire dal suo silenzio: una terapia archetipica, una terapia dell’archetipo stesso.

[…]

Il percorso del nostro modo di pensare ci conduce ora alla seguente formulazione: se la patologizzazione è necessaria ed è espressione ed esperienza di Necessità stessa, allora questa attività erratica e coatizzante deve essere una ‘norma’ dell’anima, un po’ come la raffigurava Platone. Se gli archetipi stessi sono internamente limitati alle loro immagini e dalle loro immagini, talché presentano anch’essi delle patologie  (l‘infirmitas dell’archetipo), allora la patologizzazione è in ogni momento intrecciata nel tessuto dell’esistenza psicologica, e quello che chiamiamo ‘normale’, qualunque cosa sia, la deve includere. Tutte le strutture della coscienza, tutte le condizioni dell’esistenza come prospettive archetipiche, comprese quelle che definiamo sane, integre, realizzate o normali, sono al tempo stesso  patologizzate.”

 

James Hillmann, Ananke e Atena. La necessità della psicologia anormale, in La vana fuga dagli dei, Adelphi, 1991.

 

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