I consigli di Arminio per ammalarsi poco

Daniela Gliozzi, N. 817

 

Quando spiego cosa mi è accaduto e mi accade nella vita – senza neanche dire tutto perché quel poco è già troppo – quando mi vedono timida, impacciata, alle volte; quando percepiscono gli aspetti esteriori della mia vita attuale; ma soprattutto quando spiego che studio per piacere, che ascolto continuamente musica classica, che leggo, che scrivo poesie, mi osservano pietosi. Ingenui. Ancora non sanno che “noi siamo quello che ci accade mentre veniamo morsi”, come dice Franco Arminio. Non hanno ancora capito la forza della poesia. Non hanno alcuna idea del fatto che “chi cerca le sue parole si ammala assai poco”.
Di Franco Arminio presento una poesia che trovo bellissima, tratta dal libro Cedi la strada agli alberi. Poesie d’amore e di terra (Chiarelettere, 2017).
La faccio introdurre da una prosa in cui Arminio riempie di suggestioni il mio desiderio di dire, di spiegare. È apparsa ieri, 21 luglio 2020, su “Doppiozero”, estratta a sua volta dal suo libro La cura dello sguardo, Bompiani,  in uscita oggi, 22 luglio.

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Consigli per ammalarsi poco

Resta imperfetto. Non preoccuparti se ti opprimono. Peggio per loro. Resta pronto a cambiare. Fatti a pezzi, ma non troppo piccoli, non ti puoi riattaccare. Tieni conto dei tuoi difetti, non di quelli degli altri. Cerca di conoscere bene il luogo in cui ti trovi. Bada all’attimo e all’impressione. Non trattenerti troppo, non farti il nido. Fai molto sesso, specialmente quando non ti sembra il caso. Non confidare troppo nella medicina: ci sono malattie che sono pericolose solo quando sai di averle. Sappi che i poeti sono più forti dei politici e anche dei mafiosi, ma non lo sanno, non sanno che può vivere solo chi ha le zanne di un animale nella carne. Noi siamo quello che ci accade mentre veniamo morsi. Sappi che si continuerà ancora per un poco con le solite manfrine ma nel complesso è finita, appartieni a una specie stanca, superata. Puoi essere sicuro che si muore e su quello che accade prima cerca di rimanere incerto. Conduci la tua esistenza al buio e per conto tuo. Cerca le tue parole. Chi cerca le sue parole si ammala assai poco.

 

Spesso gli uomini si ammalano
per essere aiutati.
Allora bisogna aiutarli prima che si ammalino.
Salutare un vecchio non è gentilezza,
è un progetto di sviluppo locale.
Camminare all’aperto è vedere
le cose che stanno fuori.
Ogni cosa ha bisogno di essere vista,
anche una vecchia conca piena di terra,
una piccola catasta di legna
davanti alla porta, un cane zoppo.
Quando guardiamo con clemenza
facciamo piccole feste silenzose,
come se fosse il compleanno di un balcone,
l’onomastico di una rosa.

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