La borghesia più ignorante d’Europa

Roma, Parco degli Acquedotti

 

” – Permette una parola? Scusi tanto, forse disturbo, sono del Tele-sera.
– Dica, dica.
– Permette? Vorrei da lei una piccola intervista.
– Ma non più di quattro domande.
– Ah, grazie. La prima domanda sarebbe: che cosa vuole esprimere con questa sua nuova opera?
– Il mio intimo, profondo, arcaico cattolicesimo.
– Arcaico cattolicesimo… E che cosa ne pensa della società italiana?
– Il popolo più analfabeta, la borghesia più ignorante d’Europa.
– Ah, e che ne pensa della morte?
– Come marxista è un fatto che non prendo in considerazione.
– Quarta ed ultima domanda: qual è la usa opinione sul nostro grande regista Federico Fellini?
– Egli danza… Egli danza.
– Ah, grazie, complimenti… Arrivederla.
– Ehi… Io sono una forza del passato… È una… poesia. Nella prima parte il poeta ha descritto certi ruderi antichi di cui nessuno più capisce stile e storia e certe orrende costruzioni moderne che invece tutti capiscono. Poi attacca appunto così:

Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
dimenticati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti del Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più.

Ha capito qualcosa?
– Beh , ho capito molto. Giro per la Tuscolana…
– Scriva, scriva quello che le dico: lei non ha capito niente perché è un uomo medio, è così?
– Beh, sì…
– Ma lei non sa cos’è un uomo medio? È un mostro, un pericoloso delinquente, conformista, colonialista, razzista, schiavista, qualunquista. È malato di cuore, lei?
– No, no, facendo le corna.
– Peccato, perché se mi crepava qui davanti sarebbe stato un buon elemento per il lancio del film. Tanto lei non esiste. Il capitale non considera esistente la manodopera se non quando serve alla produzione e il produttore del mio film è anche il padrone del suo giornale. Addio. ”

Trascritto dal film La ricotta di Pier Paolo Pasolini, 1963. La poesia citata è tratta (modificata solo in un paio di termini) da P.P. Pasolini, Poesia in forma di rosa.

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